Una ricerca recente (*) fa sorgere il sospetto che i molti cittadini che scaricano file digitali dalla rete, spesso contravvenendo alle leggi, non solo non danneggerebbero le imprese dei settori dell’intrattenimento (musica, cinema, TV, ecc.), ma addirittura contribuirebbero al loro sviluppo o comunque a contrastare gli effetti della crisi economica.

Gli argomenti sono diversi, ma consideriamone tre:

  • la domanda soddisfatta attraverso le pratiche di condivisione peer-to-peer non si trasformerebbe mai in domanda vera e propria in quanto per molti soggetti la motivazione principale per ‘scaricare’ è l’eccessivo prezzo del prodotto e la mancanza di quattrini. Insomma, se a questi fosse impedito di scaricare non comprerebbero comunque i prodotti in questione
  • le statistiche e il buzz in rete riguardo ai file scaricati generano un effetto di ritorno positivo sui prodotti originali: ad esempio c’è chi compra un cd (o acquista la sua versione digitale on line) solo dopo averne ascoltato una versione pirata per essere sicuro che la musica è di suo gradimento. Oppure c’è chi va al cinema a vedere un film (o lo compra su un sito legale di streaming) solo dopo che un amico gliene ha parlato per averlo visto in copia pirata
  • le piattaforme della condivisione peer-to-peer sono potenti motori di innovazione, sia per le soluzioni tecnologiche adottate, sia perché ‘educano’ i consumatori a nuovi comportamenti e a una maggiore padronanza delle risorse disponibili on line creando interessanti e nuove opportunità di business per le imprese.

In base a queste e altre considerazioni, le imprese più efficaci e innovative sono quelle che, da un lato, non considerano la pirateria come la minaccia principale alla propria competitività e, dall’altro, competono a loro volta contro la pirateria attraverso l’innovazione, il coefficiente di servizio e la lealtà verso i propri clienti. In alcuni casi sembrano emergere addirittura casi di collaborazione per lo sviluppo di modelli di business innovativi.

Infine, se è vero che il successo delle industrie dell’intrattenimento è dato (anche) dai risultati al botteghino è bene non dimenticare che questi risultati sono dovuti alle decisioni di milioni di consumatori in merito ai ‘loro’ soldi e che quindi il valore di certi prodotti (un disco, un film, un libro) è in parte un patrimonio ‘comune’ di autore, acquirente e impresa e un comportamento eccessivamente ‘predatorio’ da parte delle imprese è visto sempre più in chiave critica da frange crescenti di cittadini.

(*) http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2014/08/18/news/pirateria_download-94027777/